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«Commissario Cantagallooo! Un aiutino, la prego!» miagolava e contemporaneamente agitava la mano alzata come chi sta per annegare e la tiene fuori dall’acqua e la agita per farsi salvare.
Una voce di donna, simile a quella ammaliatrice delle sirene, lo intercettò. Ma siccome non aveva una corda per legarsi a un palo, come fece all’epoca Ulisse, dovette andarle incontro.
«Ma quanta spesa, signora Gorgoni. Ci sfama un reggimento».
«Magari, averne di quei bei giovanottoni. Ma lasciamo perdere, commissario. Ho fatto un po’ di spesa grossa. Ma con questo caldo…» fece una pausa scientifica per muovere le mani sopra l’ampia scollatura della magliettina aderente per sventolarsi il seno imperlato dal sudore «…non ce la faccio più ad andare in su e in giù tutti i giorni alla Coop». Poi si avvicinò al commissario e, con una mossa studiata, protese il seno sollevando contemporaneamente gli occhi per fissare Cantagallo. «E lei, ce la fa ad andare su e giù tutti i giorni? Su e giù, su e giù. Su e giù, su e giù…».
«Dipende» tagliò corto e si allontanò da quelle specie di mine navali del sesso, spostando gli occhi dallo sguardo della gattamorta alle confezioni da sei dell’acqua. «A casa mia ci pensa mia moglie. Mi avvio e le lascio sulla porta le confezioni dell’acqua» e batté in ritirata.
Dopo quella premessa del “su e giù”,Cantagallo non si azzardava a fare un viaggio in ascensore con la Gorgoni sotto la minaccia della batteria spianata di quei pezzi da otto. Soprattutto dopo quello che gli aveva raccontato in gran segreto il geometra Odoardo Minutella, condomino poco più che cinquantenne, sposato e quindi “attaccabile” dalla gattamorta. Il geometra qualche tempo prima gli aveva confidato un particolare scabroso, quando aveva fatto l’ascensore insieme alla Gorgoni per portare un quadretto in cantina. Si ricordava sempre le frasi che si erano scambiate.
«Non ci crederà, commissario, ma la Poccioni doveva essere eccitata per qualcosa perché le si intravedevano dalla maglietta i capezzoli ritti!».
«Ma non scherzi, geometra!».
«Glielo giuro! Erano così ritti e gonfi che ci avrei potuto appendere il quadretto che avevo in mano».
“Poccioni” era il soprannome che le aveva appioppato il geometra Minutella per le dimensioni esagerate del seno della Gorgoni.
Quindi Cantagallo doveva pensarci bene prima di stare in spazi angusti insieme alla Poccioni. Il commissario si preoccupava che nello spazio troppo piccolo dell’ascensore, con la scusa dell’ingombro delle buste della spesa, la gattamorta gli avrebbe appoggiato il seno al torace oppure alla schiena per cercare di scardinare la sua onestà coniugale.
Intanto era già arrivato al pianerottolo di casa e aveva depositato l’acqua.
«Ti ho visto, sai, con quella là!».
«Iolanda, ma che dici?! Le ho portato su l’acqua solo perché mi ha visto. Non ne potevo fare a meno».
«Le dicevi che avevi mal di schiena!».
«Non mi è venuto di dirlo, lì per lì».
«E la prossima volta glielo dici, lì per lì!».
«Ma che sarà mai. Tanto non me ne importa nulla».
«Importa a me. Quella tappa siliconata non la posso vedere».
«Non è siliconata, a quello che mi ha riferito il geometra Minutella».
«E allora?».
«Allora, sono naturali. Il ragioniere mi ha detto che glielo ha confidato proprio la Poccioni, cioè la Gorgoni. Una volta gliele ha mostrate e gliele ha fatte palpare per fargli sentire che erano morbide e non finte».
«Bel porco, il ragioniere! E che differenza fa? Sembrano poppe al silicone perché sono troppo esagerate. E poi non mi va che con una scusa o un’altra quella ti faccia la gattamorta!».
«Ma se lo fa con tutti i mariti!».
«Degli altri mariti che me ne importa?! Ci penseranno le loro mogli. E poi le tiene in bella vista con quei reggiseni Wonderbra, la schifosa».
«Ma se sei tanto invidiosa, perché non te li metti anche te i Wonderbra?!».
«Invidiosa, io?! Io non ne ho bisogno. A me stanno su da sole».
«Ma dobbiamo stare a parlare tutta la sera del seno e reggiseno della Gorgoni? Ho avuto una giornata bestiale. E ancora non è finita».
E le raccontò i particolari.
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