domenica 8 febbraio 2009

La prima indagine on-line in Sicilia

Il barone di Occhiolà - Premessa dell'autore
“Il racconto è un omaggio a mio nonno che nei primi anni del 19o0 prestò servizio in Sicilia come maresciallo dei Carabinieri in una Stazione di un piccolo paesino in provincia di Catania. Il ricordo degli episodi in cui mio nonno fu protagonista in quell’epoca si è tramandato attraverso i racconti dei miei genitori. Io li rievoco in questo primo episodio per conservare la memoria delle persone che hanno fatto parte della mia famiglia perché occorre mantenere sempre vivo il ricordo di chi ci ha preceduto, di chi ci ha indicato la strada da seguire, di chi ci ha insegnato a ricordare per non dimenticare. Ringrazio il Presidente Rosario Fodale dell’Associazione Culturale Messinaweb.eu - http://www.messinaweb.eu/ associazione culturale on-line per la divulgazione nel mondo della storia, dell’arte e delle tradizioni della provincia di Messina - che ha permesso di pubblicare nella rete internet il racconto. Un ringraziamento speciale all’amico e poeta messinese Filippo Scolareci che ha consentito al personaggio del commissario Cantagallo di scendere in Sicilia e che mi ha fornito qualche utile consiglio per la stesura del racconto. Il racconto si inserisce nella serie del primo racconto inedito ‘Il filo di Arianna’ on-line nel 2008 nel sito internet di http://www.valdelsa.net/ e dei due romanzi gialli già pubblicati: ‘Dentro un vicolo cieco’ (Lalli - 2007) e ‘Omicidio sotto il sole’ (Lalli - 2008) che sono inseriti nella collana ‘Narrativa libri - Biblioteca del Giallo’ della casa editrice Lalli Editore http://www.lallieditore.it/. Il racconto è un omaggio in tutti i sensi perché il testo è completamente gratuito, ‘free’ come si dice oggi per fare capire a tutti che una cosa è di libero utilizzo senza soldi da pagare, e tutti possono leggerselo comodamente senza spendere un euro. Buona lettura a tutti”.
Fabio Marazzoli

Il racconto può essere letto GRATIS su Messinaweb.eu
http://www.messinaweb.eu/home.php?page_id=16733&id=7&id_par=16720
da venerdì 30 gennaio 2009.

Il racconto in sintesi

Prima indagine siciliana per il commissario Cantagallo e altri fatti intricati da sbrogliare per un delitto di un uomo ucciso a colpi di pistola. Cantagallo non si tira mai indietro, soprattutto se lo coinvolge il suo amico maresciallo Saro Bompensiere, paesano della moglie del commissario e comandante della Stazione dei Carabinieri del paese di San Rocco Etneo. Cantagallo si trova in ferie con la famiglia a Capobianco, paese nativo della moglie, dove abitualmente torna ogni anno per passare le ferie di fine estate. Il maresciallo incontra per caso Cantagallo mentre è in visita ai mosaici della Villa del Casale a Piazza Armerina. Bompensiere chiede al commissario di dargli una mano perché è alle prese con il delitto “fituso” di un uomo trovato morto ammazzato dentro un’auto vicino ad una stradina di campagna nei pressi del paese di Grammichele. Il maresciallo Bompensiere sta indagando da parecchi giorni, ma non riesce a venirne a capo. Tutti i fatti spingono le indagini verso l’archiviazione d’ufficio per un delitto, come tanti altri, commesso da ignoti. Bompensiere non ci sta e vuole vederci chiaro. Nel giro di pochi giorni il maresciallo dovrà fornire una risposta al Sostituto Procuratore Turiddu Marturana, con il quale non scorre buon sangue. Marturana vuole archiviare il delitto rapidamente perché è convinto che si tratti di un comune delitto commesso da balordi della zona. Il commissario Cantagallo analizza i fatti e pochi sono gli elementi per la costruzione del suo “mosaico criminale”. Tutto sembra semplice, ma non è così. Il ritrovamento di un misterioso telegramma in dialetto siciliano riapre l’indagine verso una nuova pista investigativa e verso il vero insospettabile assassino. Tutto sarà svelato all’ultimo momento e l’omicida sarà smascherato da un abile stratagemma del commissario Cantagallo. Non sarà comunque una cosa facile perché Cantagallo conosce benissimo quel proverbio che dice: «Chi vuole il pesce pigliare, il culo in mare si deve bagnare!».

Nota dell’autore

“Questo racconto giallo è una storia di pura fantasia. Nomi, personaggi, date e luoghi citati sono pure e sacrosante invenzioni dell’autore. Chi si è riconosciuto in certe descrizioni del racconto, sappia che l’autore non l’ha fatto apposta. Certi fatti attingono dalla realtà con lo scopo di conferire maggiore veridicità alla narrazione. In questo racconto il commissario Cantagallo si trova a trascorrere le ferie in Sicilia, terra di nascita della moglie. I Cantagallo scendono abitualmente in Sicilia una volta all’anno per tornare al paese dove è nata la moglie del commissario. I personaggi, quando conversano in siciliano, parlano un dialetto nisseno tipico del paese di ‘Capobianco’, dove è nata Iolanda. In questo breve racconto ho cercato di cimentarmi nei dialoghi in siciliano, senza voler competere con altri autori del genere. Ho voluto così rendere un omaggio ad un fazzoletto di quella magnifica regione che onora l’Italia per le sue terre ricche di valori, di tradizioni e di storia. Per questo, all’inizio del racconto, mi sono soffermato sui mosaici della Villa del Casale a Piazza Armerina: non potevo fare altrimenti. I mosaici di Villa del Casale sono stati dichiarati ‘Patrimonio dell’umanità dell’Unesco’. Secondo me, non è pensabile che un italiano voglia visitare un museo in capo al mondo solo per vedere un quadro straniero famosissimo, senza avere visto prima gli splendidi mosaici della Villa del Casale in Sicilia. I riferimenti storici particolari del barone di Occhiolà e della sua famiglia sono stati raccolti in alcuni documenti disponibili anche nella rete internet. Non mi dilungo oltre. Il racconto trova la sua naturale collocazione in un piccolo paese inventato chiamato ‘Capobianco’, della provincia di Caltanissetta, situato nel cuore della Sicilia. Nomi e marchi citati nel racconto appartengono ai rispettivi proprietari. Qualsiasi analogia con luoghi, fatti, riferimenti, situazioni, nomi, cognomi o soprannomi di persone, vive o defunte, è da considerarsi uno ‘scherzo del destino’ e deve essere attribuito soltanto alla casualità. Concludo con un proverbio siciliano che mi è tanto caro e che piacerebbe anche al commissario Cantagallo: «Mistura, mitticcinni na visazza, falla comu la vua, sempri è cucuzza!», ovvero «Se la materia prima è povera, la buona cucina non può fare miracoli!». Grazie, per avere letto il mio racconto. Sabbenedica”.

Curiosità

In questa prima indagine in terra siciliana il commissario Cantagallo confronta le proprie tesi investigative con l'amico e collega Rosario Bompensiere, maresciallo dei Carabinieri del piccolo paese di San Rocco Etneo in provincia di Catania. Nel racconto sono fornite anche delle spiegazioni che aiutano a capire certe situazioni presenti nei primi due romanzi pubblicati.
Il commissario Cantagallo non si avvale della sua squadra per scoprire il colpevole, ma utilizza al meglio il suo ingegno per sbrogliare la matassa di un delitto apparentemente inspiegabile.